Dopo la pubblicazione della favola “La Nuvoletta Solitaria”, traduzione in inglese “The Lonely Little Cloud”, non ho ricevuto nessun commento dai lettori italiani, e solo qualche commento da lettori di lingua inglese: di questi, un lettore mi ha chiesto come mi è venuta in mente una trama così strana, un altro mi ha detto di non aver capito il finale della favola, un altro ancora mi ha accusato di lussuria (questo commento l’ ho decisamente cestinato).
Anche io mi sono chiesto quale poteva essere stato lo spunto della trama, peraltro effettivamente piuttosto insolita.
Ripensandoci, credo di poter affermare che tale spunto mi è venuto mentre seguivo la trasmissione mandata in onda in prima serata da Rai Uno lunedì sera, 4 marzo, come tributo-celebrazione del compleanno di Lucio Dalla, nel primo anniversario dopo la sua morte (avrebbe compiuto settant’ anni).
Ricordo abbastanza bene, e di seguito riporto una sommaria descrizione.
Lo scenario che appariva sul monitor del televisore è di quelli che lasciano una traccia duratura nella mente: il palco illuminato in Piazza Maggiore a Bologna, un oceano di persone che guardano verso di esso, sulla Torre una gigantografia di Lucio con il cappello borsalino ; ed i più grandi nomi della musica e della canzone che si alternano sul palco.
In generale, la Musica è un linguaggio universale, immediato, diretto; la Musica parla soprattutto dell’ argomento Amore, che tutti cercano, ma da cui pochissimi fortunati sono posseduti durevolmente. In particolare, le canzoni di Dalla creano suggestioni potenti, ed evocano nella nostra mente scenari e sentimenti poetici peculiari, ed io sentivo di condividere questo mondo fatto non solo di note musicali, ma anche di immagini create dalla mente, un mondo dove tutto è trasfigurabile e modellabile. Suggestioni simili, in ambito letterario, le ho percepite ad esempio ascoltando Titania vagheggiare del suo Amore (un ciuco…!, perchè l’ Amore è cieco) nel bosco incantato dell’ opera “ Sogno di una notte di mezza estate”, di W. Shakespeare.
Viaggio quindi in questo mondo, fin quando viene il turno di Samuele Bersani, autore del testo di “Canzone” (1996); Samuele ci appare in versione post adolescente, giaccone con le macchie e jeans, e mentre Samuele canta, viene trasmesso il video originale, molto bello!
In un punto, la “Canzone” dice:
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va’ per le strade e tra la gente
diglielo dolcemente
E come lacrime la pioggia
Mi ricorda la tua faccia
Io la vedo in ogni goccia
Che mi cade sulla giacca
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Ecco. Ci siamo. Ricordo anche di essermi assopito per pochi istanti, con la visione di un cielo con delle nuvole, visione che non so se del video o frutto della mia mente semi-posseduta da Morfeo. Sono certo che le gocce di pioggia della “Canzone” mi hanno fatto pensare a Nuvoletta Solitaria trafitta dal fulmine di Nuvola Nera; gocce che cadono su Florinda, causando quella metamorfosi, la cui evoluzione è subito appresso descritta nella favola piuttosto realisticamente (da qui l’ accusa di favola lussuriosa).
Il mio percorso mentale, in sintesi, potrebbe essere stato il seguente: Musica -> “Canzone” -> Amore – gocce di pioggia -> metamorfosi di Florinda -> amplesso.
Riconosco di aver descritto tale amplesso piuttosto dettagliatamente, per cui la favola non è di quelle tradizionali, ma moderna in un senso speciale: cioè, in antitesi con la violenza di Nuvola Nera (e la cronaca è piena di fatti di violenza sulle donne), ho voluto descrivere come dovrebbe essere un atto di amore cercato e donato con reciproco rispetto.
Confesso che mi pesava il silenzio di alcuni amici cui avevo chiesto un giudizio, e pertanto stavo valutando seriamente di cancellare l’ articolo.
Poi però ho letto questo commento di un cittadino U.K.: “Every word in this piece of work is very clear and your passion for this topic shines. Please continue your work in this area and I hope to see more from you in the future. (Ogni parola in questo lavoro è molto chiara e la tua passione per questo argomento brilla. Ti prego di continuare il tuo lavoro in questo campo e spero di vedere di più da te in futuro).
La favola non ha un finale definito, e non può averlo.
Al più, proseguendo imperterriti nella nostra metafora, possiamo solo sperare che le ultime gocce di pioggia, provenienti da Nuvoletta Solitaria morente e svaporate alla fine dell’ amplesso tra Giacinto e Florinda, possano andare a far parte di un’ altra Nuvoletta Solitaria più fortunata. Ed in Amore – si sa – ci vuole Fortuna!
E non solo una speranza, ma anche un augurio di un mondo migliore, a difesa di tutti gli amori, quelli possibili, quelli meno possibili (ad esempio, gli amori di tanti giovani in condizioni economiche e lavorative precarie), e quelli impossibili.
Ovviamente, tutto ciò ha significato solo per una parte della nostra mente, perché l’ altra riconduce il tutto solo ad una faccenda di atomi, di molecole, di dimunuizione di entropia, di cicli naturali, e di equilibri tra ecosistemi.