Andalusia
Salerno, martedì 4 giugno 2018.
Grazie Ale (ndr, mio nipote) per le foto che - come promesso - mi hai inviato dal viaggio con la tua classe scolastica in Andalusia, e che qui pubblico.
Ne ho scelto qualcuna tra le più interessanti, commentandole a modo mio con notizie reperite sul web: una scelta, penso, migliore che metterle, dimenticate, in un qualche cassetto di casa, per poi forse un domani tirarne fuori qualcuna, ed esclamare: "Toh!, guarda un poco che è uscito fuori!"
Quindi, Malaga (dove siete atterrati), Granada, poi Cordova, ed infine Siviglia: questo il tuo interessante tour scolastico. Poi qui di seguito, come sempre faccio, descrivo il mio web-viaggio.
Andalusia, tra storia, folclore e letteratura.
Da sempre le grandi dinastie hanno lasciato segni imperituri della loro civiltà, cultura e fantasia: così quelle dei Cesari dell’ antica Roma, così la dinastia dei Medici nella città di Firenze, e così ancora quella nel XIII secolo degli emiri Nasridi, che trasformarono nella città di Granada una fortezza già esistente nell’ attuale Alhambra, che significa "fortezza rossa", probabilmente a causa della colorazione rossastra che le mura difensive dell’ Alcazaba – la suddetta fortezza - assumono quando il sole tramonta.
L' Alhambra comprende, all’ interno dell’ Alcazaba, il Palazzo di Carlo V, il Generalife, luogo di riposo e di ritiro dei sultani di Granada, ed i Palazzi Nazariti, sede di corte, di uffici amministrativi e anche di alcune ricche residenze private.
Interessantissimi sono poi i caratteri artistici, culturali e religiosi dell' Andalusia in tutti i tempi. In particolare Cordoba, che ha visto nel passato i natali di Seneca, Lucano, Averroè, e in epoca più recente quelli di Antonio Machado, Rafael Alberti, Garcia Lorca, e di tanti altri. E poi ancora quelli di Santa Flora, nata da padre musulmano e madre cristiana; osteggiata dal fratello musulmano, non volle abdicare alla sua fede, e morì trafitta da un colpo di spada.
Dire Andalusia è anche dire flamenco, e cioè musica, canto ma soprattutto ballo, ballo del popolo, con origini antichissime e purtroppo anche un poco incerte, come incerta è l' etimologia della parola, che può significare dall' arabo antico "contadino senza terra", o anche dallo spagnolo "fiammingo" (in riferimento alle Fiandre, ritenute terra d' origine degli zingari) o anche come "flameante", cioè ardente, con riferimento ai colori accesi dei vestiti dei ballerini.
Allora, mi piace chiudere quest' articolo selezionando e pubblicando alcune web-immagini, sulla scia delle suggestive parole del grandissimo dublinese James Joyce, che così descrive l' Andalusia alla fine del suo Ulysses (Episodio 18, monologo di Molly Bloom):
"... e il suono delle nacchere e la notte che abbiamo perso il battello ad Algeciras il sorvegliante con la sua lampada che faceva la ronda sereno e Oh quel tremendo torrente laggiù in fondo Oh e il mare a volte color mare rossastro altre volte come un fuoco ed il fulgore del tramonto e i fichi nei giardini dell' Alameda sì e tutte quelle strane straducole e le case rosa e celesti e gialle ed il giardino di rose e gelsomini e gerani e cactus
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