La pizza napoletana
Se qualcuno si trova a percorrere Corso Umberto 1, a Napoli, avendo alle spalle Piazza Garibaldi e la Stazione Centrale, e chiede ad un qualsiasi passante napoletano dove sta la Pizzeria Trianon da Ciro, si sente subito rispondere: " Più avanti, a destra, al Largo S. Agostino, vicino al Trianon".
Se qualcuno, si trova a percorrere Corso Vittorio Emanuele, a Salerno, avendo alle spalle Piazza Vittorio Veneto e la Stazione Centrale,e chiede ad un qualsiasi passante salernitano dove sta la Pizzeria Trianon da Ciro, si sente subito rispondere: " Più avanti, a sinistra, scendendo per La Rotonda".
La prima - è risaputo - è famosa in tutto il mondo. La pizzeria da Ciro a Trianon è stata fondata dai coniugi Ciro e Giorgina Leone nel lontano 1923. e prende il nome dal vicino Teatro Trianon che anni or sono era il luogo in cui si esibivano artisti come Totò, Macario , Nino Taranto, e tanti altri che, attratti dall'aroma che giungeva loro dalla vicina pizzeria, a fine spettacolo andavano a gustare la famosa pizza detta - ovviamente esagerando - , "à rota du carrètt (la ruota del carretto)", perché appunto sembrava grande come la ruota di un carretto da traino.
La seconda, meno famosa ma senz'altro apprezzabile, è stata fondata intorno agli inizi degli anni '90 da un discendente della stessa famiglia Leone.
La pizza napoletana è molto più di un semplice alimento. E' allegria, è gioia di vivere, è convivialità. E' uno "stupendo rito conviviale", che rende quei momenti diversi e più belli di tutti gli altri momenti, sia se assieme ad amici, o alla propria famiglia, o a tete a tete con la baby del proprio cuore.
E quando purtroppo, per un motivo o per un altro, siamo costretti a rinviare questo "stupendo rito conviviale", è il caso di dire che stiamo proprio male.
Allora, proprio per alleviare tali momenti di disagio, ci ha pensato Ciro, un discendente anche lui dei fondatori della celebre pizzeria, a proporre ai telespettari, nella trasmissione condotta da Caterina Balivo, la ricetta della pizza napoletana doc fatta in casa. E di seguito descrivo tale ricetta così come la ricordo.
Ingredienti
700 - 800 gr. di farina
1/2 lt. di acqua fredda
2 - 3 gr. di lievito
20 gr. di sale fino
Preparazione
Impastare in una zuppiera
Far riposare 15 minuti
Si lavora poi l' impasto su di un piano
Formare i panetti
Lasciare lievitare per 8 h, o per 12 h, o per 24 h
Stendere la pasta
Guarnire con gli ingredienti desiderati
Nota. Siccome sulle comuni bilance per cucina è difficile pesare esattamente 2,5 g. di lievito, si suggerisce il seguente metodo pratico: il dado di lievito, solitamente di 25 gr. viene diviso con un coltello a metà, si prende una di queste metà e la si suddivide ancora a metà, e così ancora per una terza volta; si prende infine una di queste due ultime metà (circa 3,125 gr.) e se ne prelevano per la pizza un poco di più dei 2/3 (fare tre tacche con il coltello, e prelevarne per la pizza un poco di più di due).
Varietà di pizza
Gli ingredienti desiderati saranno, specificamente, mozzarella e pomodoro per la pizza margherita e pomodoro aglio origano ed olio, per la marinara (nel salernitano si usa aggiungere anche pezzetti di acciughe); le varietà di pizza napoletana sono moltissime, ma la pizza margherita è la più buona e la più diffusa, seguita da quella alla marinara. Personalmente, sono per la tradizione, e non mi vanno certe pizze ipercaloriche che della genuinità e bontà della pizza napoletana non hanno proprio nulla.
Ed anche restando fermi alla varietà "margherita", di certo la genuinità dell' attuale è senz'altro inferiore a quella di cento anni fa, e la genuinità di quella che mangeranno i nipoti dei nostri nipoti - magari in stile Expo - sarà anch' essa inferiore a quella attuale.
RICORDI
Ed ora che l' argomento è chiuso, i lettori mi perdonino il carattere un poco autoreferenziale di queste ultime considerazioni del presente articolo, ma io voglio lo stesso almeno accennare a quei momenti indimenticabili passati assieme a Carmine, mio amico e compagno di studi universitari, che da tanti anni purtroppo è venuto a mancare al nostro affetto.
Nei lontani anni '60, io e lui andavamo appunto in pizzeria sia come alternativa migliore ai pasti della mensa universitaria, e sia anche per rompere lo stress dei pesanti studi di chimica industriale; e si andava non solo da Ciro a Trianon, ma anche, e più spesso, in una pizzeria che stava nella lunghissima Via Spaccanapoli, all' altezza del Monastero di Santa Chiara, abbastanza vicina alla nostra pensione.
Ebbene, quello per noi due era molto di più di "uno stupendo rito conviviale", perchè basato su una grande amicizia ed una grandissima affinità di interessi e di modo di vedere per tutto ciò che, essendo oltretutto giovani, attiene alla voglia di vita, e cioè le ragazze, la musica (in particolare quella americana, di cui Carmine era un grande conoscitore), il cinema, lo sport, il mare,
... e insomma tutti i sogni di un giovane. E ne avevamo tanti!
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