Quel mattino, una nuvoletta solitaria vagava felice in un cielo azzurro, solo qua e là punteggiato da altre nuvole bianche, alcune in gruppo, altre solitarie come lei.
Un leggero vento sospingeva la nuvoletta, e ne accarezzava e modellava dolcemente l’ aereo corpo, bianco e soffice come la neve caduta di fresco.
La nuvoletta guardava scorrere sotto di se tutto quel verde delle colline, delle valli e dei prati, interrotto qua e la dalle casette dei contadini.
Nelle aie antistanti figurine di persone non cessavano di andare avanti ed indietro; altre erano invece nei campi color marrone di fresco coltivati; due invece, che bello!, se ne stavano immobili, sdraiate sull’ erba a prendere il sole. Incuriosita, desiderò osservarle più da vicino, e cercò di scendere di quota, ma la direzione del vento non le consentì di farlo.
La nuvoletta doveva socchiudere invece un poco gli occhi per guardare controsole le altre nuvolette che scorgeva poco lontane, ed alle quali sperava di potersi unire. In particolare – si era di primavera! – aveva proprio voglia di avvicinarsi ad un’ altra nuvoletta che le somigliasse, che le piacesse; con la quale – insomma – stare insieme, così insieme da formare quasi una solo nuvola, un poco più grande.
Per ripararsi poi gli occhi dai raggi del sole, la nuvoletta guardava di tanto in tanto dalla parte opposta, più in alto sull’ orizzonte, dove c’era una brutta nuvola nera, che sembrava guardarla minacciosa; allora, intimorita, distoglieva subito lo sguardo.
La Nuvola Nera se ne stava in disparte dalle altre nuvole. Odiava tutte le altre nuvole bianche, ma al tempo stesso ne era attratta. Ne ammirava la leggerezza, la nivea bellezza, e si disprezzava per la sua goffaggine e pesantezza. Aveva dentro di se un gran rancore, contro tutto e tutti, e sentiva di dover scaricare la sua rabbia, la sua elettricità.
Nel frattempo la distanza da quella Nuvoletta Solitaria, a causa della direzione del vento, diminuiva sempre, e la Nuvola Nera la notò; e più quella si avvicinava, più le piaceva: in breve il suo pensiero dominante divenne quello di possederla, e di trafiggerla con la più tesa delle folgori che aveva dentro di se.
E successe.
Il flusso delle cose a questo mondo non obbedisce ai nostri sogni, ai nostri desideri, ma percorre implacabile il percorso che è scritto in se stesso.
Colpita, la Nuvoletta Solitaria, nel mentre andava trasformandosi in una leggera pioggerellina, ebbe appena il tempo di profferire una sola domanda: “Perché?”
Nel frattempo, Giacinto e Florinda – le due persone sdraiate sull’ erba – godevano del sole, della natura e della loro giovinezza. “Ma quanto bisogna aspettare?”, le chiese Giacinto. “Che male ti ho fatto, per essere trattato così? Tu sei tutto quello che io desidero, ma non ti sento mia, e quest’ attesa è ormai diventata per me insopportabile.”
Un’ ombra fugace passò negli occhi azzurri di Florinda. Si tolse dai capelli, che portava lunghi e a coda di cavallo, un filo di paglia, e distrattamente ne passò la punta sul viso. E lentamente, soppesando le parole, gli rispose: “Giacinto, lo sai, non abbiamo ancora una casa nostra, e poi non mi va di fare le cose furtivamente. Se aspetto io, puoi aspettare anche tu”.
“Forse tu ci riesci perché io invece non sono tutto per te, altrimenti non parleresti così”, replicò Giacinto.
A questo punto, la pioggerellina della Nuvola Solitaria li raggiunse.
Si alzarono, sorpresi e divertiti, perché stavano in pieno sole, e non se lo aspettavano affatto.
“Vieni – disse Giacinto – ripariamoci nella stalla!”, ed iniziò a correre in quella direzione.
Florinda si avviò anche lei verso la stalla, ma camminando piano, esponendo il viso e tutto il corpo e le braccia distese giù e discoste dai fianchi, a quelle gocce della pioggerellina, sorpresa lei stessa della voluttà con cui le accoglieva.
Florinda viveva in simbiosi con la natura, ne percepiva i mutamenti, anche
quelli più lievi. Era fatta così: soddisfatta, ebbe un lieve e fugace sorriso, a testimonianza di aver rilevato ancora una volta questa sua simbiosi.
Entrò nella stalla, ed andò a sedersi accanto a Giacinto, sulla paglia ammucchiata in fondo.
Florinda cercò di non guardare Giacinto negli occhi, ma ne sentiva lo sguardo fisso su di se. Sentiva soprattutto che ora un mutamento dentro il suo animo c’ era stato; qualcosa di più forte della sua volontà le comandava di lasciarsi andare: allora, non cercò di asciugarsi delle gocce della pioggerellina, ma lentamente si sdraiò sulla paglia.
Giacinto la guardò, e si sentì mozzare il fiato: non l’ aveva mai vista così bella. Si mise disteso accanto a lei, coricato su un lato, ma non osava toccarla per non porre termine a quello stato di stupefatta leggerezza e magia. Poi lei lo guardò fisso negli occhi, e lentamente cominciò a togliersi camicetta e reggiseno.
I due seni apparvero turgidi e con i capezzoli eretti e appuntiti rivolti verso l’ alto, un invito ed una sfida.
Giacinto sentì l’ onda che maestosa e potente gli saliva dentro, e che lo spingeva a buttarsi su di lei forsennatamente, ma riuscì a controllarla.
Le lesse negli occhi che ciò che stava succedendo apparteneva ad entrambi, ed andava vissuto assieme istante per istante. Allora, le scoprì il ventre, che aveva bellissimo, piatto ed eburneo, e lentamente vi pose su la mano, tenendola ferma per qualche istante, ed assorbendone le vibrazioni; poi cominciò a farla scivolare piano verso giù … Fu su di lei, che prese il suo membro eretto e lo introdusse dentro di se, e per qualche istante stettero immobili, gli occhi fissi negli occhi, e fu come se il tempo si fosse fermato per scandire l’ istante iniziale della completa reciproca intima conoscenza. Poi, lasciandosi trascinare dall’ onda che cresceva, cominciarono a muoversi all’ unisono, spalancando quegli spazi magici in cui non esiste null’ altro se non la persona amata, fino all’ acme del reciproco e totale possesso.
Quando si separarono, le ultime gocce della pioggerellina di Nuvola Solitaria, intrappolate tra i loro corpi ansanti, svaporarono, salendo su verso il cielo.
Ora la Nuvoletta Solitaria non esisteva più del tutto, e però noi non sappiamo il momento esatto in cui Nuvoletta Solitaria, colpita dalla folgore, cessò di vivere. Non possiamo stabilirlo con certezza, ma, per umana simpatia, vogliamo credere che ciò sia avvenuto appunto alla fine dell’ amplesso tra Giacinto e Florinda.
In tal caso, Nuvola Solitaria avrebbe condiviso – negli ultimi istanti della sua vita – una versione umana, corporea, del suo lieve sogno, del suo aereo desiderio.
Noi non possiamo sapere se quelle gocce potrebbero un domani far parte di un’ altra Nuvoletta Solitaria più fortunata della precedente. Non possiamo saperlo, ma possiamo e dobbiamo augurarcelo, a difesa di tutti gli Amori, quelli possibili, quelli meno e quelli impossibili.