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Rikki Tikki Tavi: un riassunto.
Premessa per i miei nipoti.
Carissimi Ale, Giorgia e Giulia; carissima Amalia.
“Rikki Tikki Tavi” e’ un racconto di avventura di Rudyard Kipling (Bombay, 1865 – Londra, 1936).
Pubblicato nel novembre 1893 sulle riviste “Pall Mall Magazine” e “St Nicholas Magazine”, è stato ristampato l’anno successivo nella raccolta “Il Libro Della Giungla”.
Con entusiasmo da ragazzo lessi “Rikki TikkiTavi “, oggi con altrettanto entusiasmo lo ho riletto nella traduzione italiana e nel testo originale.
Siccome il racconto “Rikki Tikki Tavi” è troppo lungo per un blog, ne ho fatto un riassunto in italiano, appunto questo “Rikki Tikki Tavi: un riassunto”, riportando però integralmente quei paragrafi che a me sono sembrati più belli o più importanti. Poi ho pubblicato il racconto anche nella lingua originale (“Rikki Tikki Tavi: a summary”), traducendo il riassunto e riportando invece quei paragrafi proprio come R. Kipling li ha scritti.
Leggeteli entrambi! Leggere e capire Kipling sui testi originali è meraviglioso! Ed è anche un ottimo sistema per imparare l’ inglese.
In fondo a questo articolo ho riportato un bel video, della durata di circa 24 ‘, realizzato da Chuck Jones, che vede tra gli interpreti anche Orson Welles, narratore , e anche doppiatore delle voci di Nag e Chuchundra.
Di seguito, il testo colorato in blé è originale, l’ altro indica il riassunto.
Rikki cambia casa.
Questa è la storia della grande guerra che Rikki Tikki Tavi combatté da solo, nella stanza da bagno del grande bungalow nell’accantonamento di Segowlee.
Darzee, l’uccello-sarto, lo aiutò, e Chuchundra, il Topo Muschiato, che mai si spinge nel mezzo del pavimento, ma striscia sempre lungo la parete, gli dette qualche consiglio; ma fu Rikki Tikki Tavi a sostenere la vera battaglia.
Rikki Tikki Tavi era una simpaticissima giovane mangusta, chiamata così per il suo caratteristico grido di guerra – Riktiktikkitikkitehk! – quando sgattaiolava attraverso l’erba alta.
Un giorno Rikki Tikki( così d’ ora in poi lo chiameremo), spazzato via dalla sua tana – dove viveva con il padre e la madre – da un acquazzone di piena estate, finì svenuto e semiaffogato nel fosso di un bungalow indiano abitato da bianchi.
Quando si riebbe, si trovò disteso al sole caldo, tutto sporco di fango in mezzo al viale di un giardino, e udì un ragazzetto che diceva:
” C’è una mangusta morta. Facciamole il funerale.”
“No – disse sua madre – portiamola dentro ad asciugare. Forse non è proprio morta.”
Lo portarono a casa e un omone lo prese delicatamente fra l’indice e il pollice e disse che non era morto ma mezzo soffocato. Allora lo avvolsero nella bambagia e lo riscaldarono finché aprì gli occhi e starnutì.
“Ora – disse l’omone, ( era un inglese stabilitosi proprio allora nel bungalow) – non lo spaventate, e vedremo cosa farà.”
Le esplorazioni di Rikki.
Spaventare una mangusta è la cosa più difficile di questo mondo, perché è divorata dalla curiosità dalla testa alla coda. Il motto di tutte le manguste è: “Corri e scopri”; e Rikki Tikki era una vera mangusta. Osservò la bambagia, e capì che non era roba da mangiare; corse tutto intorno alla tavola, sedette, si lisciò il pelo, si grattò e saltò sulle spalle del ragazzo.
“Non aver paura, Teddy – disse suo padre – E’ il suo modo di fare amicizia.
” Ohi! Mi fa il solletico sotto il mento”, disse Teddy.
Rikki Tikki piacque, e divenne subito la mascotte della casa; ma anche la casa ed i suoi padroni piacquero molto a Rikki Tikki, che subito decise di non andar via, perché vi erano in quella casa più cose da scoprire di quante tutta la sua famiglia avrebbe potuto scoprire in una intera vita.
Passò l’intero giorno a girare per la casa, sperimentando, osservando, divertendosi e divertendo i padroni di casa, in una girandola scoppiettante e festosa di situazioni tanto divertenti quanto buffe, ed a volte anche pericolose (… quasi si annegò nelle vasche da bagno; si scottò il naso guardando troppo da vicino il sigaro acceso dell’omone; ecc,).
Il padre e la madre di Teddy vennero, per ultima cosa, a guardare il loro ragazzo, e trovarono Rikki Tikki sveglio sul guanciale.
“Questo non mi piace”, disse preoccupata la mamma di Teddy; “ può mordere il ragazzo.”
“Non farà mai una cosa simile,” rispose il padre. ”Teddy è più sicuro con quella bestiolina accanto che se avesse un cane da guardia. Se un serpente entrasse nella camera ora…”
Ma la madre di Teddy non voleva nemmeno pensare a una cosa così terribile.
Rikki Tikki, ben educata dalla mamma che era vissuta nella casa del Generale, a Segowlee, stava brillantemente realizzando il suo sogno di diventare una mangusta domestica, e di avere tante stanze dove poter scorazzare, ed un grande e bellissimo giardino, con tanti abitanti interessanti da conoscere . Infatti, correndo su e giù per il giardino, udì delle voci lamentevoli che uscivano da un cespuglio di spini.
Erano Darzee, l’uccello sarto, e sua moglie. Avevano costruito un bellissimo nido, riunendo due grosse foglie e cucendone insieme gli orli con delle fibre, e avevano riempito la cavità di cotone e di peluria morbida. Il nido oscillava avanti e indietro, mentre essi, appollaiati sull’orlo, si lamentavano.
“Che cosa c’ è?”, domandò Rikki Tikki.
“Siamo tanto infelici,” rispose Darzee. “Uno dei nostri piccini è caduto ieri dal nido, e Nag l’ ha mangiato.”
“ Uhm!” fece Rikki Tikki, “questa è una cosa molto triste – ma lo sono un forestiero qui. Chi è Nag? “
Rikki incontra Nag e Nagaina.
Darzee e sua moglie si rannicchiarono giù nel nido senza rispondere, perché dall’erba folta, ai piedi del cespuglio, veniva un sibilo lieve – un terribile suono da gelare il sangue, che fece fare un balzo indietro di due buoni piedi a Rikki Tikki.
Allora, centimetro per centimetro, spuntò dall’erba la testa col cappuccio aperto di Nag, il grosso cobra nero lungo cinque piedi dalla lingua alla coda. Quando si fu rizzato per un terzo da terra, rimase a dondolarsi avanti e indietro proprio come un ciuffo di soffioni oscilla al vento, e guardò Rikki Tikki con gli occhi cattivi del serpente che non mutano mai espressione, qualunque cosa esso pensi.
“Chi è Nag?” egli ripeté. “Sono io Nag. Il grande Brahma impresse il suo segno su tutta la nostra razza, quando il primo cobra aprì il cappuccio per riparare dal sole Brahma, che dormiva. Guarda, e trema!”
Rikki Tikki solo per un momento ebbe paura, ma poi prevalse l’ istinto della sua razza, che consiste nel dar la caccia ai serpenti e nel divorarli. Anche Nag lo sapeva, e in fondo al suo cuore di ghiaccio ebbe paura. E mentre la sua perfida moglie, Nagaina, strisciava silenziosamente dietro Rikki Tikki per attaccarlo di sorpresa alle spalle, Nag cercò di distrarre Rikki con frasi concilianti.
“Discorriamo,” disse. “Tu mangi le uova. Perché non dovrei io divorare gli uccellini?”
“ Dietro a te! Guardati dietro!”, cantò Darzee.
Rikki Tikki capì che non c’era da perder tempo a guardare indietro. Spiccò un salto in aria, più in alto che poté, e proprio sotto di lui guizzò, ronzando, la testa di Nagaina, la perfida moglie di Nag.
Essa si era avvicinata strisciando dietro di lui mentre egli parlava, per finirlo; ed egli udì il suo sibilo di rabbia per il colpo fallito. Egli ricadde quasi sulla schiena di Nagaina, e se fosse stato una vecchia mangusta, avrebbe capito che quello era il momento di spezzarle la schiena con un morso solo; ma ebbe paura della terribile sferzata che vibra il cobra all’indietro. Veramente dette un morso, ma non fu abbastanza lungo e con un salto si mise in salvo dalla coda che sferzava, lasciando Nagaina ferita e furiosa.
Rikki Tikki si arrabbiò moltissimo, ed era pronto a contrattaccare, ma Nag, dopo aver minacciato Darzee, scomparve assieme a Nagaina dietro l’erba alta.
Cessato il pericolo, Rikki Tikki riflettè a lungo. Quanto era successo, era diventato ormai un affare serio per lui: in termini stretti, la vittoria era solo questione di sveltezza di occhio e di gambe – la sferzata del cobra contro il salto della mangusta. Ma se voleva salvare Teddy – cui si era oltremodo affezionato – ed i suoi genitori, occorreva anche una strategia. Ci avrebbe pensato, ma per il momento, contento e fiducioso di aver schivato un colpo da dietro, aspettò Teddy che correva giù per il viale per carezzarlo.
Rikki ammazza Karait.
Ma proprio mentre Teddy si chinava, qualche cosa si contorse lievemente nella polvere, e una vocetta disse: “Bada. Io sono la morte!” Era Karait, il serpentello bruno color sabbia che sta di preferenza in mezzo alla polvere; il suo morso è pericoloso quanto quello del cobra, ma Karait è così piccolo che nessuno bada a lui, e per questo è tanto più nocivo.
Rikki Tikki affrontò in perfetto stile – occhi rossi, e passo caratteristico dondolante e oscillante, ma equilibrato e multidirezionale – questa improvvisa sfida, particolarmente pericolosa perché Karait, essendo piccolo, può girarsi rapidamente e può sferrare il colpo di coda.
Karait scattò avanti. Rikki Tikki balzò di fianco, poi cercò di corrergli sopra, ma la perfida testolina grigia di polvere fischiò ad un capello di distanza dalla sua spalla, ed egli dovette saltare sopra il corpo del serpente, che gli schizzò dietro.
Teddy gridò verso la casa: ”Oh, guardate! La nostra mangusta sta ammazzando un serpente”; e Rikki Tikki udì la madre di Teddy gettare un grido. Il padre si precipitò fuori armato di un bastone, ma quando arrivò, Karait aveva per una volta sbagliato la misura ricadendo troppo lontano e Rikki Tikki era scattato e saltato sul dorso del serpente, aveva affondato il muso fra le zampe davanti, addentato il dorso più su che aveva potuto ed era ruzzolato via. Il morso aveva paralizzato Karait, e Rikki Tikki stava per divorarselo, cominciando dalla coda, per pranzo, come era costume nella sua famiglia, quando si ricordò che un pasto troppo abbondante rende pigra e lenta una mangusta, e che se egli voleva aver pronta la sua forza e la sua sveltezza, doveva mantenersi leggero.
Quella sera, a pranzo, iniziò ad applicare la sua strategia: non si rimpinzò di ghiottonerie, pur avendone la disponibilità; ma si ricordò di Nag e di Nagaina, e lanciò alcune volte il suo lungo grido di guerra: “Rikkitikkrtikkitikki thk!”
Rikki va a caccia di notizie.
Teddy lo portò a letto, ma Rikki Tikki, non appena Teddy si fu addormentato, uscì per fare la sua ronda di notte intorno alla casa, e incontrò Chuchundra, il topo muschiato, una bestiolina molto vile e paurosa, che piagnucola e squittisce tutta la notte.
La strategia di Rikki Tikki fu ineccepibile: aveva bisogno di notizie, e cercò di ottenerle dall’ esitante e piagnucoloso Chuchundra (n.d.a. il video, con Orson Wells che doppia sia la voce di Rikki Tikki che quella di Chuchundra, è in questo punto semplicemente stupendo.)
Rikki Tikki, messo in allerta da Chuchundra, sentì un lievissimo fruscio, simile allo strofinio sordo delle squame di un serpente sui mattoni, ed intuì che poteva essere o Nag o Nagaina. Allora, dopo essersi accertato molto velocemente che tutto era tranquillo nella stanza di Teddy, e in quella dei genitori e nel resto della casa, tornò nella stanza da bagno, andò in fondo alla parete liscia intonacata di calce dove era stato tolto un mattone per aprire uno scarico all’acqua del bagno, si insinuò lungo il risalto in muratura dove poggiava la vasca, e udì Nag e Nagaina che bisbigliavano fuori al chiaro di luna.
“Quando non ci sarà più gente nella casa,” diceva Nagaina al marito, “egli dovrà andarsene, e allora il giardino sarà di nuovo tutto nostro. Entra pian pianino, e ricordati che l’omone che ha ammazzato Karait va morsicato per primo. Poi vieni a riferirmelo, e daremo la caccia insieme a Rikki Tikki.”
“Ma sei sicura che ci si guadagnerà qualche cosa ad uccidere la gente?” chiese Nag.
“Tutto. Quando non c’era gente nel bungalow, avevamo forse delle manguste nel giardino? Finché il bungalow è disabitato, noi siamo il re e la regina del giardino; e ricordati che appena le nostre uova nella poponaia si schiuderanno, e può darsi domani stesso, i nostri piccini avranno bisogno di spazio e di quiete.”
“Non ci avevo pensato,” disse Nag. “Andrò, ma non ci sarà bisogno di dar la caccia a Rikki Tikki dopo. Io ucciderò l’omone, e sua moglie e il ragazzo se posso, poi scapperò pian pianino. Allora il bungalow resterà disabitato, e Rikki Tikki se ne andrà.”
Rikki ammazza Naig.
Rikki Tikki, mentre ancora fremeva da capo a piedi di rabbia e di sdegno all’udir quelle parole, vide la testa di Nag sbucare dal condotto, e i cinque piedi di lunghezza del suo corpo che la seguivano. Nag si attorcigliò, alzò la testa, e guardò dentro la stanza da bagno al buio, e Rikki Tikki vide luccicare i suoi occhi.
Nag bevve nella grossa brocca che serviva per riempire la vasca, e poi le si arrotolò attorno, spira a spira; Rikki Tikki, che se ne stava nascosto ed immobile come un morto, lo sentì dire che avrebbe aspettato lì al fresco fino al mattino il padre di Teddy, con l’ intenzione di ucciderlo, disarmato, durante il bagno. Rikki Tikki dopo un’ora cominciò a muoversi molto lentamente verso Nag, che intanto si era addormentato. Valutò i vari possibili tipi di attacchi, ed alla fine decise.
“Bisogna che lo addenti alla testa,” disse alfine; “alla testa, sopra il cappuccio; e una volta afferratolo , non debbo più lasciarlo andare.”
Allora spiccò il salto’. La testa del serpente sporgeva un po’ sotto la curva della brocca e appena strinse i denti, Rikki Tikki puntò la schiena contro la pancia della brocca di coccio rosso per mantenere ben ferma la testa del serpente. Ciò gli dette appena un secondo di vantaggio, di cui seppe trarre il miglior partito. Poi fu sbatacchiato qua e là come un sorcio in bocca a un cane – qua e là per il pavimento, su e giù tutto intorno, in larghi cerchi, ma i suoi occhi erano rossi, e mantenne la presa, mentre il suo corpo frustava il pavimento e rovesciava il secchiello di stagno, il piattino del sapone, lo spazzolino e, sbattendovi contro, faceva risuonare la parete metallica della vasca. Intanto egli serrava sempre più le mascelle, perché era ormai sicuro di essere sbatacchiato a morte, e, per l’onore della sua famiglia, preferiva essere trovato coi denti stretti sulla preda. Aveva le vertigini e si sentiva tutto indolenzitogli, gli pareva di essere stato ormai fatto a pezzi, quando qualche cosa, proprio dietro di lui, esplose col rumore di un fulmine; un soffio caldo lo investì facendogli perdere i sensi e una vampata rossa gli abbruciacchiò il pelo. L’omone era stato svegliato dal fracasso e aveva scaricato tutte e due le canne del suo fucile da caccia addosso a Nag proprio sotto il cappuccio.
Rikki Tikki, ancora mezzo morto, sentì il padre di Teddy che diceva: “E’ di nuovo la mangusta, Alice; questa volta la bestiolina ha salvato la nostra vita.”
Poi Rikki Tikki si trascinò nella camera di Teddy.
Quando si fece giorno, Rikki Tikki sapeva esattamente cosa doveva fare: bisognava distruggere le uova e doveva chiudere i conti con Nagaina.
Rikki distrugge le uova.
Senza aspettare la colazione, Rikki Tikki corse al cespuglio di spini: doveva assolutamente subito sapere da Darzee dove stavano le uova e dove si trovava in quel momento Nagaina.
La notizia della morte di Nag si era sparsa per tutto il giardino, e Darzee cantava un inno di trionfo in onore di Rikki Tikki, che più volte cercò di interromperlo per farsi dare quelle notizie vitali. Ma Darzee continuava imperterrito a cantare con quanta voce aveva: rassomigliava molto ad un uomo in certe cose.
Solo al terzo tentativo, minacciandolo energicamente, Rikki riuscì a sapere da Darzee che Nagaina stava sul mucchio delle immondizie presso le scuderie a piangere sulla carogna di Nag, buttata lì dall’ uomo delle pulizie, e che le uova invece stavano nella poponaia, alla estremità più vicina al muro dove batte il sole quasi tutto il giorno.
Allora Rikki Tikki rapidamente ideò la sua strategia di attacco, e gli disse: “Darzee, se hai un granello di giudizio dovresti volare alle scuderie e far finta di avere un’ala spezzata e lasciarti rincorrere da Nagaina verso questo cespuglio. Bisogna che io vada alla poponaia e se vi andassi ora essa mi vedrebbe.”
Pensando che anche i suoi piccoli nascevano dalle uova, Darzee non si decideva ad eseguire la richiesta di Rikki; ma sua moglie era un uccellino giudizioso, e sapeva che le uova di cobra volevano dire dei piccoli cobra in seguito; così volò via dal nido, ed andò a svolazzare davanti a Nagaina presso il mucchio delle immondizie gridando: “Oh! la mia ala è rotta! Il ragazzo della casa mi ha tirato un sasso e me l’ha spezzata.”
Nagaina alzò la testa e sibilò, “Tu hai avvertito Rikki Tikki quando volevo ammazzarlo. Hai scelto proprio un brutto posto per venire a zoppicare.” E si mosse verso la moglie di Darzee, strisciando nella polvere.
“Il ragazzo me l’ha rotta con una sassata!” strillò la moglie di Darzee.
“Be potrà esserti di qualche consolazione sapere che quando sarai morta io aggiusterò i conti col ragazzo. Mio marito è steso sul mucchio delle immondizie da questa mattina, ma prima di notte il ragazzo della casa giacerà immobile anche lui. A che giova scappare? Sono sicura di acchiapparti. Sciocchina, guardami!”
La moglie di Darzee era troppo furba per far ciò, perché l’uccello che fissa gli occhi di un serpente è colto da un tale spavento, che non può più muoversi. La moglie di Darzee continuò a svolazzare terra terra pigolando tristemente, e Nagaina andò più in fretta.
Rikki Tikki, dopo essersi accertato che prendevano il viale delle scuderie, corse in fondo alla poponaia presso il muro, e là trovò venticinque uova molto abilmente nascoste. Aveva quasi distrutto tutte le uova, quando udì la moglie di Darzee che strillava che purtroppo Nagaina si era diretta alla veranda e minacciava di uccidere i proprietari della casa.
Allora Rikki Tikki schiacciò due delle tre uova rimaste, e corse come un fulmine con il terzo uovo in bocca verso la veranda, dove vide Nagaina che, raggomitolata sulla stuoia presso la sedia di Teddy, proprio a tiro della gamba nuda del ragazzo, si dondolava avanti e indietro cantando una canzone di trionfo.
Nagaina attacca.
“Figlio dell’omone che ha ucciso Nag,” sibilava, “non ti muovere. Non sono ancora pronta. Aspetta un po. State ben fermi, tutti e tre! Se vi muovete colpisco, se non vi muovete colpisco. Oh, gente insensata, voi che avete ucciso il mio Nag!”
Gli occhi di Teddy erano fissi sul padre e questi non poté fare altro che mormorare: “Sta fermo, Teddy. Non devi muoverti. Teddy, fermo.”
Allora sopraggiunse Rikki Tikki che gridò:
“Voltati Nagaina; voltati e combatti!”
“ Tutto a suo tempo”, disse lei, senza muovere gli occhi. “ Aggiusterò il mio conto con voi al momento. Guarda i tuoi amici, Rikki Tikki. Sono ancora tutti bianchi; essi hanno paura. Essi non osano muoversi, e se tu fai un passo avanti, io colpisco.”
“Và a vedere le tue uova” disse Rikki-tikki, “nella poponaia presso il muro. Và a vedere, Nagaina.”
Il grande serpente si volse a metà, e vide l’uovo sulla veranda. “ Ah! Dammelo!”, esclamò.
Rikki Tikki strinse l’ uovo tra le zampe, e i suoi occhi divennero rosso-sangue.
“Che prezzo per un uovo di cobra? Per un piccolo cobra? Per un giovane re di cobra? Per l’ultimo, proprio l’ultimo della covata? Le formiche stanno divorando tutte gli altri, là nella poponaia.”
Nagaina si volse interamente, dimenticando tutto per la salvezza del solo uovo rimasto; e Rikki-Tikki vide il padre di Teddy tendere fulmineamente una grossa mano, afferrare Teddy per la spalla, e trarlo in salvo attraverso il tavolinetto, sopra le tazze da tè, fuori dalla portata di Nagaina.
Rikki Tikki allora si mise a schernire Nagaina, per essersi lasciata sfuggire il ragazzo, ed inoltre tentava di farla andare fuori di testa e fiaccarla nel morale gridandole in faccia che lui era stato l’ uccisore di Nag, e di come l’ aveva ammazzato.
“Vieni dunque, Nagaina, Vieni a combattere con me. Non devi restare vedova a lungo.”
Nagaina vide che aveva perso la possibilità di uccidere Teddy, e che l’uovo si trovava tra le zampe di Rikki-Tikki. “ Dammi l’uovo, Rikki Tikki. Dammi il mio ultimo uovo, e io andrò via e non tornerò mai più”, disse, abbassando il cappuccio.
Rikki ammazza Nagaina.
“ Sì, andrai via, e non tornerai più, perché andrai sul mucchio della spazzatura con Nag. Combatti, vedova! Il grande uomo è andato a prendere il fucile! Combatti!”
La lotta mortale ebbe inizio. Rikki Tikki girava attorno a Nagaina, tenendosi appena fuori dalla portata del suo slancio; i suoi piccoli occhi erano come carboni ardenti. Molte volte Nagaina si raccolse su se stessa e si gettò verso di lui, ed ogni volta Rikki Tikki schivò il colpo mortale.
Ma Rikki aveva dimenticato l’uovo, che stava ancora sulla veranda, e Nagaina si avvicinava sempre più ad esso, fin quando lei lo prese in bocca, si voltò verso i gradini della veranda, e volò come una freccia giù per il sentiero, con Rikki Tikki-dietro di lei.
Rikki Tikki sapeva che doveva catturarla, o tutti i problemi sarebbero ricominciati.
La moglie di Darzee volò via dal suo nido mentre Nagaina passava, e le sbatté le ali sulla testa. Quell’ istante di ritardo permise a Rikki Tikki di raggiungerla, e mentre infilava la buca di topo, dove essa e Nag avevano fatto il loro covo, i suoi dentini bianchi si serrarono sulla coda di Nagaina. Rikki non mollava, e fu trascinato giù per il pendio oscuro di terra umida e calda.
Poi l’erba alla imboccatura del covo cessò di tremolare, e Darzee disse: “ È finita per Rikki Tikki! Dobbiamo cantare la sua canzone di morte. Il valoroso Rikki Tikki è morto! Nagaina sicuramente lo ucciderà sotto terra.”
Epilogo.
Così intonò una canzone molto triste, che inventò lì per lì, ed era proprio giunto alla parte più commovente, quando l’ erba tremolò di nuovo, e Rikki-Tikki, coperto di terriccio, si trascinò fuori dal buco, una zamba dopo l’ altra, leccandosi i baffi. Darzee si interruppe lanciando un breve grido. Rikki Tikki scosse un poco di polvere dalla sua pelliccia e starnutì.
“ E’ tutto finito!”, disse. “ La vedova non tornerà fuori mai più … .”
E le formiche rosse che vivono tra gli steli dell’erba, lo sentirono e cominciarono a scendere giù, una dietro l’ altra, in lunga processione, per vedere se aveva detto la verità.
Rikki Tikki si raggomitolò sull’ erba e si addormentò dove si trovava. Dormì a lungo.
Quando Rikki Tikki giunse a casa, Teddy, assieme al padre e alla mamma, gli andarono incontro, gli fecero una gran festa e quasi piansero sopra di lui.
La cena di quella sera fu una gran cena per Rikki, che poi andò a dormire con Teddy. Infine, a notte tarda, il papà e la mamma di Teddy andarono nella sua stanza.
“Ha salvato la nostra vita e quella di Teddy,” disse a suo marito. “Ma pensaci ha salvati tutti.”
Rikki Tikki si svegliò di soprassalto perché tutte le manguste hanno il sonno leggero.
“ Oh, siete voi?” disse. “Di che cosa vi preoccupate ancora? Tutti i cobra sono morti ed anche se non lo fossero ci sono qua io.”
Rikki Tikki aveva bene il diritto di vantarsi ma non si inorgoglì troppo e continuò a difendere il giardino come una vera mangusta: coi denti, colle zampe, coi salti e coi morsi, finché nessun cobra osò più mostrare la testa dentro quelle mura.
Commento finale, ed un consiglio.
Rikki Tikki ingaggia una lotta mortale prima con Karait, piccolo ma pericolosissimo, poi con Nag, enorme e fortissimo, ed infine lotta a morte con la perfida e temibilissima Nagaina, e vince sempre.
Kipling descrive con grande precisione e maestria la strategia di lotta della piccola mangusta contro gli avversari più forti e grandi di lei, ed esplicitamente ci dice che “ la vittoria era solo questione di sveltezza di occhio e di gambe – la sferzata del cobra contro il salto della mangusta.”
Ma Rikki vince anche per altri fattori, che Kipling non cita esplicitamente ma che sono presenti in tutto il racconto, e cioè il tatticismo strategico di Rikki, la sua intelligenza, la scaltra e prudente raccolta di informazioni, l’ impegno nella conoscenza del terreno, ed ancora la decisione, la caparbietà, l’ orgoglio della sua razza, gli insegnamenti ricevuti.
Rikki Tikki vince per la sua lealtà e il suo affetto per Teddy e per i suoi genitori, e per l’ attaccamento al bungalow,, che considera la sua nuova casa.
Rikki Tikki agisce e pensa come un uomo – e a volte anche meglio! – , coraggioso ma non temerario, che cioè affronta la lotta pur avendo a tratti paura, che confida nella sua intelligenza e soprattutto non dispera mai.
Se paragono questa storia naturale, bellissima e credibile, alle mirabolanti ed irreali storie propinateci dalla narrativa e dal cinema dei nostri giorni, onestamente la scelta non si pone affatto: le storie dei miei tempi sono molto più belle.
In questo riassunto, ho riservato molto spazio al testo originale, per ovvi motivi; per il resto, ho fatto del mio meglio, e ringrazio anticipatamente i gentili lettori che mi segnaleranno errori di traduzione.
Infine, consapevole comunque dell’ inadeguatezza del mio sforzo rispetto a ciò che la storia merita, chiedo scusa ai lettori, segnalando per ammenda questo bel video: RIKKI TIKKI TAVI.
Dionne Warwick: “la Voce”; Burt Bacharach: “la Musica”; Hal David: “le Parole”.
Salerno, domenica 20/01/2013
Ieri sera, sabato 19 gennaio 2013, nella trasmissione su Rai Uno “I Migliori Anni” condotta da Carlo Conti, a dare il via alla musica delle emozioni è stata la grande Dionne Warwick, la splendida voce di “I say a little prayer”, colonna sonora del film Il mio migliore amico, e che è venuta qui in Italia per un tour di due tappe, una il giorno 20 gennaio al teatro Augusteo di Salerno, e l’ altra il 22 in concerto nell’auditorium di Castel Sant’Elmo.
Tra l’ altro, parlando con Carlo Conti, Dionne Warrick (questo era il suo vero nome) ha anche ricordato come all’ inizio della sua carriera, allora poco più che ventenne, trovò trasformato il suo cognome in Warwick. Da allora la cantante, diventata la voce di Burt Bacharach, di cui ha interpretato brani come “I Say a Little Prayer” e “Promises Promises”, non è riuscita a cambiare questo suo errato last name, restandovi fatalmente legata.
Nel finale, invitata dal presentatore Carlo Conti , Dionne Warwick è ritornata sulla scena, ed ha cantato alcuni brani delle canzoni nate dal suo sodalizio musicale con Burt Bacharach e con Hal David, grandissimo paroliere.
Terminato il programma, ho spento la televisione che era circa mezzanotte; nonostante l’ ora, ho sentito il bisogno e la nostalgia di risentire una Dionne Worwick più giovane, nella esecuzione appunto di canzoni di Burt Bacharach: … sono andato a letto che era passata da un bel pò l’ una di notte!
Ascontando Dionne Warwick, e lasciandomi rapire dalla sua voce melodiosa e dalle parole struggenti di “Walk On By”, “Say A Little Prayer”, “Do you know the way to San Jose?”, “Anyone Who Has A Heart” e “What the World Needs Now Is Love”, ho più volte notato ed ammirato la complicità artistica tra la cantante ed il pianista, il loro perfetto sincronismo.
Oggi ho portato questo video sul mio blog, per condividerlo con voi.
Accanto a me c’ è mia figlia Amalia, alla quale spesso chiedo un giudizio sulla qualità di ciò che pubblico.
Le ho fatto notare come la “complicità” sia una condizione indispensabile non solo del lavoro artistico, ma anche dell’ amore. Riferendosi a quest’ ultimo caso, lei mi ha subito corretto, dicendomi: “Papà, si dice feeling, che sta a significare qualcosa di più di complicità, una specie di “complicità amorosa”.
Meravigliato, le ho chiesto di spiegarsi meglio, e lei ” … feeling (complicità amorosa) è camminare insieme; anzi, per meglio dire, volare insieme … capirsi quasi senza parlare, guardandosi negli occhi”
“Basta così! Ho capito”, le dico. “Ed ho capito anche come debbo terminare questo post. Grazie.”
Infatti, di seguito riporto alcuni passaggi delle seguenti canzoni, nello stesso ordine sequenziale del video, ritenendo che tali stralci sono ben più eloquenti di qualsiasi mia considerazione o apprezzamento.
Walk On By
If you see me walkin’ down the street
And I start to cry each time we meet
Walk on by
Walk on by
Make believe
That you don’t see the tears, just let me grieve
In private ‘cause each time I see you
I break down and cry
Say A Little Prayer
Forever, forever, you’ll stay in my heart
and I will love you
forever, and ever, we never will part
oh, how I love you
together, together, that’s how it must be
to live without you
would only mean heartbreak for me.
Do you know the way to San Jose?
Sai la strada per San Jose? Manco da un sacco di tempo potrei sbagliare strada e perdermi … Si respira meglio a San Jose, c’è un sacco di spazio e troverò anch’io uno spazio dove stare; sono nata e cresciuta a San Jose e ci sto tornando per trovare un po’ di serenità … Ho un sacco di amici a San Jose, sai come si arriva a San Jose? Non vedo l’ora di tornare a San Jose.
L.A. is a great big freeway
put a hundred down and buy a car
in a week, maybe two
they’ll make you a star
weeks turn into years
how quick they pass
and all the stars that never were
are parking cars and pumping gas
p.s. … entusiamante quando Dionne interrompe il canto, e Burt avvia il refrain musicale dell’ intera orchestra!
Anyone Who Has A Heart
Questa è probabilmente la più grande canzone pop rock di tutti i tempi. Ha tutto: sentimento, anima, morbide sfumature; è di una bellezza assoluta! L’ assolo del sax è stupendo. Questa canzone è del 1963: Dionne aveva 20 anni, ed io 30. Oggi, a 79 anni, mi da ancora i brividi!
Anyone who ever loved could look at me
And know that I love you
Anyone who ever dreamed could look at me
And know I dream of you
What the World Needs Now Is Love
Il feeling amoroso è per pochi, per pochissimi il feeling artistico; ricordo quello degli 8 minuti Lucio Battisti/Mina.
What the world needs now is love, sweet love,
No not just for some but for everyone.
Propongo in chiusura questo altrettanto grande: That’s What Friends Are For
Link correlati:
Dionne Warwick – Wikipedia
Burt Bacharach – Wikipedia
Hal David – Wikipedia