Cari lettori, oggi voglio parlarvi di Tonicopi in perfetto stile blog, e cioè brevemente, e anche con il numero giusto di parole, a seconda del contesto: se ad esempio Tonicopi in relazione al Web (Tonicopi/Web) o Tonicopi come nonno (Tonicopi/Nipotini).
Nel primo caso, Tonicopi non ha bisogno di presentazioni, perchè è già un personaggio web, ben conosciuto da tutti quelli che come me smanettano attorno ai propri joomla-web-site (una panoramica dei miei siti personali è questa: -> RISORSE).
Se invece tu sei un lettore che navighi poco sul web, puoi avere un indizio della popolarità di Tonicopi sul web facendo clic su questo simpatico link.
Dico indizio perché non è Googlefight il sistema migliore di valutazione. A riprova di questa mia affermazione, adduco un dettaglio tecnico importante: anche se sono un allievo parecchio avanti negli anni, sul Web tonicopi è il mio Prof. Mi ha risolto più problemi lui che quanti ne avrei potuto risolvere seguendo seriosi corsi di formazione. E sono certo che ci sono centinaia di persone che la pensano come me.
Googlefight (contesa su Google) – come puoi vedere! – ti da la possibilità (vedi a sinistra) di conoscere il risultato di contese (fights) predefinite di personaggi più o meno noti appartenenti a varie categorie; inoltre, puoi digitare 2 parole a tuo piacere nelle caselle apposite e conoscere subito il vincitore della contesa, che sarà quello che detiene il maggior numero di presenze su Google. Per Tonicopi, ho trovato 8.840 risultati.
Il secondo caso, Tonicopi/nipotini, è per me ancora più interessante. Tonicopi è nonno come me, come me ha dei nipotini, ed è una persona aperta, solare, di poche ma efficaci parole. Siamo amici. Probabilmente andiamo d’ accordo anzitutto perché siamo delle brave persone e dei bravi nonni, e forse anche perché siamo diversi.
Avrei dovuto parlare più a lungo del web in generale, ma forse lo farò a parte
in uno dei prossimi articoli. Per ora, in questo articolo, mi interessa sottolineare il fatto che oggi chiunque può pubblicare un articolo visualizzabile dappertutto; il fatto invece se e in che misura viene effettivamente visualizzato, bé … quello è un altro discorso!
p.s. Caro Tonicopi, mi farebbe molto piacere avere qualche foto tua e dei tuoi nipotini, da inserire in questo articolo. … h 18:30 grazie, sono bellissime! SONO FELICE!
h 21:16 Ed ora, egregi lettori, in diretta da ZEFERINOBLOG, per dovere di cronaca sono costretto a svelare tutta la verità su tonicopi, personaggio complesso, dalla doppia vita (viziatore di femmine Number one!, come lui stesso ammette!!); la verità prima di ogni altra cosa, … anche prima dell’ amicizia!
Tanti auguri di una Pasqua serena con tutti i tuoi cari, Toni… per quest’ ultimo link, scusami, ma sono pluralista e democratico, e passo ai nostri lettori quello che tu hai spacciato a me parecchio tempo fa: tonicopi
Dopo la pubblicazione della favola “La Nuvoletta Solitaria”, traduzione in inglese “The Lonely Little Cloud”, non ho ricevuto nessun commento dai lettori italiani, e solo qualche commento da lettori di lingua inglese: di questi, un lettore mi ha chiesto come mi è venuta in mente una trama così strana, un altro mi ha detto di non aver capito il finale della favola, un altro ancora mi ha accusato di lussuria (questo commento l’ ho decisamente cestinato).
Anche io mi sono chiesto quale poteva essere stato lo spunto della trama, peraltro effettivamente piuttosto insolita.
Ripensandoci, credo di poter affermare che tale spunto mi è venuto mentre seguivo la trasmissione mandata in onda in prima serata da Rai Uno lunedì sera, 4 marzo, come tributo-celebrazione del compleanno di Lucio Dalla, nel primo anniversario dopo la sua morte (avrebbe compiuto settant’ anni).
Ricordo abbastanza bene, e di seguito riporto una sommaria descrizione.
Lo scenario che appariva sul monitor del televisore è di quelli che lasciano una traccia duratura nella mente: il palco illuminato in Piazza Maggiore a Bologna, un oceano di persone che guardano verso di esso, sulla Torre una gigantografia di Lucio con il cappello borsalino ; ed i più grandi nomi della musica e della canzone che si alternano sul palco.
In generale, la Musica è un linguaggio universale, immediato, diretto; la Musica parla soprattutto dell’ argomento Amore, che tutti cercano, ma da cui pochissimi fortunati sono posseduti durevolmente. In particolare, le canzoni di Dalla creano suggestioni potenti, ed evocano nella nostra mente scenari e sentimenti poetici peculiari, ed io sentivo di condividere questo mondo fatto non solo di note musicali, ma anche di immagini create dalla mente, un mondo dove tutto è trasfigurabile e modellabile. Suggestioni simili, in ambito letterario, le ho percepite ad esempio ascoltando Titania vagheggiare del suo Amore (un ciuco…!, perchè l’ Amore è cieco) nel bosco incantato dell’ opera “ Sogno di una notte di mezza estate”, di W. Shakespeare.
Viaggio quindi in questo mondo, fin quando viene il turno di Samuele Bersani, autore del testo di “Canzone” (1996); Samuele ci appare in versione post adolescente, giaccone con le macchie e jeans, e mentre Samuele canta, viene trasmesso il video originale, molto bello!
In un punto, la “Canzone” dice:
Canzone cercala se puoi
dille che non mi lasci mai
va’ per le strade e tra la gente
diglielo dolcemente
E come lacrime la pioggia
Mi ricorda la tua faccia
Io la vedo in ogni goccia
Che mi cade sulla giacca
Stare lontano da lei non si vive
Stare senza di lei mi uccide
Ecco. Ci siamo. Ricordo anche di essermi assopito per pochi istanti, con la visione di un cielo con delle nuvole, visione che non so se del video o frutto della mia mente semi-posseduta da Morfeo. Sono certo che le gocce di pioggia della “Canzone” mi hanno fatto pensare a Nuvoletta Solitaria trafitta dal fulmine di Nuvola Nera; gocce che cadono su Florinda, causando quella metamorfosi, la cui evoluzione è subito appresso descritta nella favola piuttosto realisticamente (da qui l’ accusa di favola lussuriosa).
Il mio percorso mentale, in sintesi, potrebbe essere stato il seguente: Musica -> “Canzone” -> Amore – gocce di pioggia -> metamorfosi di Florinda -> amplesso.
Riconosco di aver descritto tale amplesso piuttosto dettagliatamente, per cui la favola non è di quelle tradizionali, ma moderna in un senso speciale: cioè, in antitesi con la violenza di Nuvola Nera (e la cronaca è piena di fatti di violenza sulle donne), ho voluto descrivere come dovrebbe essere un atto di amore cercato e donato con reciproco rispetto.
Confesso che mi pesava il silenzio di alcuni amici cui avevo chiesto un giudizio, e pertanto stavo valutando seriamente di cancellare l’ articolo.
Poi però ho letto questo commento di un cittadino U.K.: “Every word in this piece of work is very clear and your passion for this topic shines. Please continue your work in this area and I hope to see more from you in the future. (Ogni parola in questo lavoro è molto chiara e la tua passione per questo argomento brilla. Ti prego di continuare il tuo lavoro in questo campo e spero di vedere di più da te in futuro).
La favola non ha un finale definito, e non può averlo.
Al più, proseguendo imperterriti nella nostra metafora, possiamo solo sperare che le ultime gocce di pioggia, provenienti da Nuvoletta Solitaria morente e svaporate alla fine dell’ amplesso tra Giacinto e Florinda, possano andare a far parte di un’ altra Nuvoletta Solitaria più fortunata. Ed in Amore – si sa – ci vuole Fortuna!
E non solo una speranza, ma anche un augurio di un mondo migliore, a difesa di tutti gli amori, quelli possibili, quelli meno possibili (ad esempio, gli amori di tanti giovani in condizioni economiche e lavorative precarie), e quelli impossibili.
Ovviamente, tutto ciò ha significato solo per una parte della nostra mente, perché l’ altra riconduce il tutto solo ad una faccenda di atomi, di molecole, di dimunuizione di entropia, di cicli naturali, e di equilibri tra ecosistemi.
That morning, a solitary happy cloud wandered in a blue sky, dotted here and there by other white clouds, some in groups, others solitary like her.
A light wind blew the cloud, and gently caressed and molded his body, white and soft as freshly fallen snow.
The cloud looked at like the greenery of the hills, and of the valleys and of meadows, interrupted here and there by the houses of the peasants, flowed beneath it.
In the barnyards in front of houses little figures of people never stopped going back and forth, while others were in the fresh cultivated brown fields; two people instead, that’s nice, they stood motionless, lying on the grass in the sun. Intrigued, she wanted to observe them more closely, and tried to descend, but the wind refused to allow her to do so.
The Lonely Cloud half-closed the eyes to look against the light some clouds that were not far away, and to which she hoped to join. In particular – it was spring! – she had a strong desire to get closer to the other cloud that she liked, with which – in short – to be together, so together that they form almost a single cloud, a little bigger.
To repair his eyes from the sun, the cloud looked lonely from time to time on the other side, but at the top there was an ugly menacing black cloud and then the Lonely Cloud, frightened, immediately distracted her eyes.
The Black Big Cloud was all alone, away from the other clouds.
Black Cloud hated all the other white clouds, but at the same time she was attracted to them. He admired the lightness and the snowy beauty of them, and he despised himself for the clumsiness and the heaviness.
He had within himself a great resentment against everything and all, and felt an irrepressible urge to download onto them his angry electricity.
Meanwhile, the distance from The Lonely Little Cloud, decreased again because of the wind direction, and the Black Cloud noticed it, and the more that she approached, she liked most: in short became dominant the thought to possess it, and pierce it with the tightest of lightning that he had within her.
It happened.
The flow of things in this world does not obey to our dreams, to our desires, but it goes relentless following the path that is written in itself.
Pierced, the solitary Nuvoletta, who in the meantime was becoming a light drizzle, barely had time to utter a single question: “Why?”
Meanwhile, Hyacinth and Florinda – the two people lying on the grass – were enjoying the sun, nature and their youth. “What harm have I done to you to be treated so? You’re everything I want, but I can’t feel you as mine, and this expectation has become unbearable for me. ”
She took a wire of straw from his hair, long and ponytail, and absently ran the tip of it on her face. And slowly, weighing his words, she said, ” Hyacinth, you know, we still have our house, and I do not want to do things stealthily. If I wait, then you wait too”
“Maybe you can because there I will not have anything for you, otherwise not talk like that,” said Hyacinth.
At this point, the drizzle of the Lonely Cloud joined them.
They got up, surprised and amused, because they were in full sun, and did not expect it at all.
“Come – said Hyacinth – we take shelter from the rain!” And they started to run in that direction.
Florinda she walked toward the barn, but walking slowly, exposing the face and whole body and your arms straight down and remote from the hips to the drops of rain, surprised herself of the pleasure with which welcomed them.
Florinda lived in harmony with nature, she felt the changes of that, even those milder. She was like this: happy, she had a slight and fleeting smile, testifying that she had found her again this symbiosis.
She went into the stable, and she went to sit next to Hyacinth, the straw piled up at the bottom.
Florinda tried not to look Hyacinth into his eyes, but she felt his gaze fixed on herself. Especially felt that now a change in his soul c ‘was, something stronger than his desire commanded her to let go: then she did not try to wipe the drops of rain, but slowly she lay down on the straw.
Hyacinth looked at her, and felt your breath away: it ‘s had never seen her so beautiful. He started lying beside her, lying on his side, but he did not dare touch her not to put an end to that state of stunned lightness and magic. Then she looked at him straight in the eyes, and slowly began to take off her blouse and bra.
The two appeared swollen breasts and her nipples erect and pointed ‘s towards the top, an invitation and a challenge.
Hyacinth felt the majestic and powerful wave that rose inside, and that drove him to jump on her furiously, but he managed to control it.
He read in his eyes that what was happening was part of both, and thus ought to be lived together instant by instant.
Then he discovered her belly, which she had beautiful, flat and ivory, and slowly he put on his hand, holding it for a moment, and absorbing the vibrations, then he began to slide down that towards floor…He was on her, which took his erect member and introduced him within herself, and for a moment they stood still, eyes into eyes, and it seemed as if time had stood still for a moment and then scan the initial instant of complete mutual intimate knowledge. Then, leaving the wave drag that grew, they both began to move together, opening those magical spaces where there is nothing else but your loved one, to the summit of mutual and total possession.
When they parted, the last drops of the drizzle of the Lonely Cloud trapped between their panting bodies evaporated up towards the sky.
Now Lonely Little Cloud no longer existed at all, and yet we do not know the exact moment when Lonely Little Cloud, struck by lightning, ceased to live. We can’t determine the time of death with certainty, but, for human sympathy, we want to believe that this happened just at the end of embrace between Hyacinth and Florinda. In this case, Lonely Cloud would share – in the last moments of his life – a human experience, thus fulfilling at least in part to his desire.
We can’ t know if those drops could one day be part of another Lonely Little Cloud luckier than the previous one. We do not know, but we can and we must hope that it will, in defense of all Loves, as possible, as little as possible and the impossible.
Quel mattino, una nuvoletta solitaria vagava felice in un cielo azzurro, solo qua e là punteggiato da altre nuvole bianche, alcune in gruppo, altre solitarie come lei.
Un leggero vento sospingeva la nuvoletta, e ne accarezzava e modellava dolcemente l’ aereo corpo, bianco e soffice come la neve caduta di fresco.
La nuvoletta guardava scorrere sotto di se tutto quel verde delle colline, delle valli e dei prati, interrotto qua e la dalle casette dei contadini.
Nelle aie antistanti figurine di persone non cessavano di andare avanti ed indietro; altre erano invece nei campi color marrone di fresco coltivati; due invece, che bello!, se ne stavano immobili, sdraiate sull’ erba a prendere il sole. Incuriosita, desiderò osservarle più da vicino, e cercò di scendere di quota, ma la direzione del vento non le consentì di farlo.
La nuvoletta doveva socchiudere invece un poco gli occhi per guardare controsole le altre nuvolette che scorgeva poco lontane, ed alle quali sperava di potersi unire. In particolare – si era di primavera! – aveva proprio voglia di avvicinarsi ad un’ altra nuvoletta che le somigliasse, che le piacesse; con la quale – insomma – stare insieme, così insieme da formare quasi una solo nuvola, un poco più grande.
Per ripararsi poi gli occhi dai raggi del sole, la nuvoletta guardava di tanto in tanto dalla parte opposta, più in alto sull’ orizzonte, dove c’era una brutta nuvola nera, che sembrava guardarla minacciosa; allora, intimorita, distoglieva subito lo sguardo.
La Nuvola Nera se ne stava in disparte dalle altre nuvole. Odiava tutte le altre nuvole bianche, ma al tempo stesso ne era attratta. Ne ammirava la leggerezza, la nivea bellezza, e si disprezzava per la sua goffaggine e pesantezza. Aveva dentro di se un gran rancore, contro tutto e tutti, e sentiva di dover scaricare la sua rabbia, la sua elettricità.
Nel frattempo la distanza da quella Nuvoletta Solitaria, a causa della direzione del vento, diminuiva sempre, e la Nuvola Nera la notò; e più quella si avvicinava, più le piaceva: in breve il suo pensiero dominante divenne quello di possederla, e di trafiggerla con la più tesa delle folgori che aveva dentro di se.
E successe.
Il flusso delle cose a questo mondo non obbedisce ai nostri sogni, ai nostri desideri, ma percorre implacabile il percorso che è scritto in se stesso.
Colpita, la Nuvoletta Solitaria, nel mentre andava trasformandosi in una leggera pioggerellina, ebbe appena il tempo di profferire una sola domanda: “Perché?”
Nel frattempo, Giacinto e Florinda – le due persone sdraiate sull’ erba – godevano del sole, della natura e della loro giovinezza. “Ma quanto bisogna aspettare?”, le chiese Giacinto. “Che male ti ho fatto, per essere trattato così? Tu sei tutto quello che io desidero, ma non ti sento mia, e quest’ attesa è ormai diventata per me insopportabile.”
Un’ ombra fugace passò negli occhi azzurri di Florinda. Si tolse dai capelli, che portava lunghi e a coda di cavallo, un filo di paglia, e distrattamente ne passò la punta sul viso. E lentamente, soppesando le parole, gli rispose: “Giacinto, lo sai, non abbiamo ancora una casa nostra, e poi non mi va di fare le cose furtivamente. Se aspetto io, puoi aspettare anche tu”.
“Forse tu ci riesci perché io invece non sono tutto per te, altrimenti non parleresti così”, replicò Giacinto.
A questo punto, la pioggerellina della Nuvola Solitaria li raggiunse.
Si alzarono, sorpresi e divertiti, perché stavano in pieno sole, e non se lo aspettavano affatto.
“Vieni – disse Giacinto – ripariamoci nella stalla!”, ed iniziò a correre in quella direzione.
Florinda si avviò anche lei verso la stalla, ma camminando piano, esponendo il viso e tutto il corpo e le braccia distese giù e discoste dai fianchi, a quelle gocce della pioggerellina, sorpresa lei stessa della voluttà con cui le accoglieva.
Florinda viveva in simbiosi con la natura, ne percepiva i mutamenti, anche
quelli più lievi. Era fatta così: soddisfatta, ebbe un lieve e fugace sorriso, a testimonianza di aver rilevato ancora una volta questa sua simbiosi.
Entrò nella stalla, ed andò a sedersi accanto a Giacinto, sulla paglia ammucchiata in fondo.
Florinda cercò di non guardare Giacinto negli occhi, ma ne sentiva lo sguardo fisso su di se. Sentiva soprattutto che ora un mutamento dentro il suo animo c’ era stato; qualcosa di più forte della sua volontà le comandava di lasciarsi andare: allora, non cercò di asciugarsi delle gocce della pioggerellina, ma lentamente si sdraiò sulla paglia.
Giacinto la guardò, e si sentì mozzare il fiato: non l’ aveva mai vista così bella. Si mise disteso accanto a lei, coricato su un lato, ma non osava toccarla per non porre termine a quello stato di stupefatta leggerezza e magia. Poi lei lo guardò fisso negli occhi, e lentamente cominciò a togliersi camicetta e reggiseno.
I due seni apparvero turgidi e con i capezzoli eretti e appuntiti rivolti verso l’ alto, un invito ed una sfida.
Giacinto sentì l’ onda che maestosa e potente gli saliva dentro, e che lo spingeva a buttarsi su di lei forsennatamente, ma riuscì a controllarla.
Le lesse negli occhi che ciò che stava succedendo apparteneva ad entrambi, ed andava vissuto assieme istante per istante. Allora, le scoprì il ventre, che aveva bellissimo, piatto ed eburneo, e lentamente vi pose su la mano, tenendola ferma per qualche istante, ed assorbendone le vibrazioni; poi cominciò a farla scivolare piano verso giù … Fu su di lei, che prese il suo membro eretto e lo introdusse dentro di se, e per qualche istante stettero immobili, gli occhi fissi negli occhi, e fu come se il tempo si fosse fermato per scandire l’ istante iniziale della completa reciproca intima conoscenza. Poi, lasciandosi trascinare dall’ onda che cresceva, cominciarono a muoversi all’ unisono, spalancando quegli spazi magici in cui non esiste null’ altro se non la persona amata, fino all’ acme del reciproco e totale possesso.
Quando si separarono, le ultime gocce della pioggerellina di Nuvola Solitaria, intrappolate tra i loro corpi ansanti, svaporarono, salendo su verso il cielo.
Ora la Nuvoletta Solitaria non esisteva più del tutto, e però noi non sappiamo il momento esatto in cui Nuvoletta Solitaria, colpita dalla folgore, cessò di vivere. Non possiamo stabilirlo con certezza, ma, per umana simpatia, vogliamo credere che ciò sia avvenuto appunto alla fine dell’ amplesso tra Giacinto e Florinda.
In tal caso, Nuvola Solitaria avrebbe condiviso – negli ultimi istanti della sua vita – una versione umana, corporea, del suo lieve sogno, del suo aereo desiderio.
Noi non possiamo sapere se quelle gocce potrebbero un domani far parte di un’ altra Nuvoletta Solitaria più fortunata della precedente. Non possiamo saperlo, ma possiamo e dobbiamo augurarcelo, a difesa di tutti gli Amori, quelli possibili, quelli meno e quelli impossibili.